di Fabio Galli
L’arte di Alessandro Escarabajal García è un’esplosione visiva che si muove tra la pop art, l’illustrazione satirica e la critica sociale. Il suo lavoro è un ibrido irriverente tra immagini e parole, tra icone pop e messaggi provocatori, tra il colore sfacciato e la linea volutamente grezza e istintiva. Non si può, però, ridurre la sua arte a una semplice rielaborazione della pop art: lui trasforma il linguaggio della cultura di massa in una sorta di specchio deformante, che riflette e amplifica le contraddizioni della società contemporanea.
Dentro un mondo saturo di riferimenti alla cultura pop, così come l’abbiamo conosciuta, l’artista sembra urlare qualcosa che esce dalla stessa energia che il tratto e il colore trasmettono. C’è un’urgenza di vita nel suo segno, mai compiacente, mai alla ricerca di perfezione estetica o di armonia visiva fine: al contrario, sono proprio il caos, la sovrapposizione di elementi, la distorsione delle figure a creare non solo un senso di straniamento e di provocazione costante, ma quell’armonia non solo cromatica che i suoi lavori trasmettono.
Ma chi è veramente Alessandro Escarabajal García? E cosa vuole dirci con la sua arte? Per comprendere meglio il suo linguaggio visivo, è necessario analizzare i suoi principali strumenti espressivi e i temi che emergono con più forza dalle sue opere.
Per un approfondimento (necessario) vi rimandiamo al blog Bo Summer online dove un articolo approfondito (e innamorato) racconta in profondità il lavoro di Escarabajal García e della sua graffiante ironia alla Keith Haring, filtrata da una fortissima personalità che ridiscute, celebra e dissacra insieme, una certa idea di pop che ci siamo fatti. Ma che non è mai quello che pensiamo.
(8 marzo 2025)
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