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Come se l’inesistente “teoria del gender” non fosse conio di ambienti conservatori cattolici….

di Silvia Morganti

Durante l’udienza di ricevimento del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, per la presentazione degli auguri per il nuovo anno, Papa Francesco rispolvera il feticcio della teoria del gender dichiarando “Purtroppo, i tentativi compiuti negli ultimi decenni di introdurre nuovi diritti, non pienamente consistenti rispetto a quelli originalmente definiti e non sempre accettabili, hanno dato adito a colonizzazioni ideologiche, tra le quali ha un ruolo centrale la teoria del gender, che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali.”

Ma la teoria del gender altro non è che un neologismo coniato in ambienti conservatori cattolici negli anni ’90 del XX secolo per riferirsi in modo critico agli studi scientifici di genere. Chi usa tale espressione sostiene che gli studi di genere sottendano un complotto predefinito mirante alla distruzione della famiglia e di un supposto ordine naturale su cui fondare la società. Teoria del gender come termine ombrello contro i movimenti femministi e LGBTQIA+ in opposizione alle lotte, rivendicazioni e teorie che tali movimenti hanno elaborato e prodotto.

Come sostiene Laura Scamorcin “Non ha alcun senso parlare di teoria del gender e men che meno di ideologia del gender.  È un’arma retorica per strumentalizzare i gender studies che, nati a cavallo tra gli anni 70/80, affondano le loro radici nella cultura femminista che ha portato il sapere creato dai movimenti sociali all’interno dell’accademia. Così sono nati (nel mondo anglosassone) i dipartimenti dedicati agli studi di genere” e poi ai gay, lesbian e queer studies.

Gli studi di genere o gender studies infatti si occupano dei significati socio-culturali legati all’identità di genere e ai ruoli di genere e sono trasversali a diverse discipline, sia scientifiche che umanistiche. Rappresentano quindi un approccio multidisciplinare e interdisciplinare allo studio dei significati socio-culturali della sessualità e dell’identità di genere.

“I Gender Studies si muovono lungo diversi assi che contribuiscono alla comprensione e analisi del genere. Tra questi il costruttivismo sociale, che sostiene l’idea che il genere non sia una caratteristica innata o biologica, ma una costruzione sociale e culturale che si evolve nel tempo e varia tra le diverse società. Altro asse portante degli Studi di Genere è la critica al binarismo e all’eteronormatività: in tale prospettiva, si mette in discussione la visione del genere come sistema dicotomico diviso in maschile e femminile. Questa critica si estende alla concezione delle identità di genere, aprendo la strada a una prospettiva più fluida e inclusiva che riconosce la diversità delle identità di genere e la presenza di persone transgender e non binarie. Anche l’intersezionalità è un altro asse centrale dei Gender Studies: essa implica l’analisi delle interconnessioni tra il genere e altre categorie sociali come la razza, la classe sociale, la sessualità e la disabilità, riconoscendo che le esperienze e le disuguaglianze di genere sono complesse e plasmate dall’interazione con altre forme di oppressione e privilegio.” (Paola Panarese, presidentessa del primo corso di laurea magistrale in Italia dedicato a Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione.)

Dagli studi di genere la Chiesa ha scelto deliberatamente di estrapolare e travisare determinati concetti per usarli a mò di slogan per pubblicizzare e legittimare la creazione di un nemico pericoloso e spaventoso. Ricordiamo l’emblematica convinzione del sacerdote e psicoanalista Tony Anatrella, secondo cui la teoria del gender è un’ideologia anticristiana che dopo il crollo del muro di Berlino ha preso il posto del marxismo, ma che a differenza di questo ha raggiunto una posizione egemonica nell’ONU e nell’Unione Europea. Afferma inoltre che:

“La teoria del genere afferma che non esiste una natura umana poiché l’essere umano sarebbe unicamente un risultato della cultura. Essa cerca di dimostrare che la mascolinità e la femminilità non sono che costruzioni sociali, dipendenti dal contesto culturale di ogni periodo. Questa teoria afferma che […] il compito della legge civile dei paesi democratici è quello di favorire la presa di potere da parte delle donne per liberarsi dal potere maschile. […] La legge deve altresì colmare i difetti della natura che pongono la donna in posizioni impari rispetto all’uomo, particolarmente nel caso della maternità, portata avanti unicamente dalla donna, oppure dell’ingiustizia nei confronti degli uomini, privi del seno per allattare i bambini. […] L’uomo viene così escluso dalla procreazione che diventa proprietà della donna. In questo gioco di poteri, l’uomo viene spesso presentato dalle femministe come un aggressore e violentatore. […] La sfida radicale consiste nel negare la differenza sessuale, che non sarebbe quindi una realtà strutturale, assecondando in questo modo i vari orientamenti sessuali, tra cui l’omosessualità.”

Ma la teoria del genere o del gender in realtà non esiste e nessuno in ambito accademico ne parla. Quindi questi assunti non sono ovviamente da attribuire a questa fantomatica teoria.

Riprendiamo ora le parole di Papa Francesco “Pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali.”

Il terrore che si vuole infondere è racchiuso in queste parole: la paura dell’esistenza delle differenze, la negazione nell’accettazione di esse. E la presunzione nel pensare che il diritto di essere tutt3 uguali sia una pretesa. Fa paura pensare che il mondo, al di là del normativo binarismo, possa essere meno sbilanciato e quindi più equo.

Chi fa paura è chi si nutre e si arricchisce dello squilibrio esistente tra i generi.

 

 

(8 gennaio 2024)

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