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Mary Quant, o di come un pezzo di stoffa fece la rivoluzione

di Silvia Morganti

Stilista, imprenditrice britannica e icona della Swinging London è conosciuta in tutto il mondo come l’inventrice della minigonna. Anche se la vera origine della mini è dibattuta e contesa da altri stilisti, fu indubbiamente Mary Quant ad interpretare e condividere i gusti della propria generazione. Generazione di donne che puntava all’emancipazione. Che necessitava di un elemento distintivo e di frattura dalla figura delle proprie madri e del ruolo che svolgevano nella società. Le gonne formali che impedivano anche una semplice corsa per prendere l’autobus diventano la rappresentazione dell’intralcio e del rallentamento dello spirito di ribellione giovanile. La necessità di movimento e agilità, non solo di movimento, ma anche di pensiero.

La moda ha sempre mostrato una descrizione stilizzata e simbolica della realtà, l’essenza del presente.

E lo stile di Mary Quant ha incarnato la rivoluzione che investì gli anni ’60, dai movimenti pacifisti a quelli per la liberazione sessuale. Sconvolgendo, allo stesso tempo, la storia della moda e del costume. La minigonna diviene simbolo della ribellione femminile nella lotta contro il maschilismo e l’oggettivazione del corpo.

Figlia di due professori universitari, destinata a diventare a sua volta insegnante, rifiuta il tranquillo destino che la famiglia ha scelto per lei e a 16 anni va a vivere da sola a Londra. Nel 1955, il futuro marito Alexander Plunket Greene acquista Markham House in King’s Road, un’area frequentata dal “Chelsea Set” (un gruppo di giovani artisti e registi interessati a esplorare nuovi modi di vivere e vestire). Insieme all’amico Archie McNair nello scantinato aprono un ristorante (Alexander’s) e al primo piano una boutique chiamata Bazaar.  Mary Quant inizialmente rifornisce il negozio di abiti che si procura al mercato all’ingrosso, sfruttando l’opportunità di offrire una nuova interpretazione dello stile femminile. Ma viene presto colta da un senso di frustrazione dei vestiti disponibili sul mercato così decide di iniziare a rifornire la boutique con le sue stesse creazioni. Segue corsi serali per imparare a tagliare e modellare le stoffe stampate e comincia così a proporre collezioni sorprendentemente moderne nella loro semplicità e molto indossabili. A differenza degli abiti più strutturati ancora apprezzati dai couturier, Quant voleva “abiti rilassati adatti alle azioni della vita normale”. Abbina abiti corti a tunica a collant in colori vivaci (scarlatto, zenzero, prugna e uva). Crea una versione audace e di alta moda dei pratici abiti che indossava da bambina a scuola e alle lezioni di ballo.

Quel che vende nel negozio lo utilizza per comprare nuovi tessuti. Lavora anche durante la notte.
Il negozio offre pezzi unici e a prezzo accessibile. Ma è anche un’esperienza nuova: si bevono drink, si ascolta musica, ci si può fermare a parlare fino a notte perché l’ora di abbassare le serrande sembra non arrivare mai. Apre un secondo negozio, stavolta nella Brompton Road a Knightsbridge.

Rivoluziona non solo il look, ma anche lo stile di vita delle donne in tutto il mondo, anche se è lei la prima a ricordare come siano state le giovani del quartiere di Chelsea a concepire la minigonna:

 “Io volevo creare abiti giovani e semplici in cui ti potevi muovere facilmente, correre a prendere il bus per esempio, e li facevo della lunghezza che voleva la cliente. Io già portavo la gonna molto corta e le ragazze venivano da me in negozio e mi dicevano: ‘Più corta, taglia, taglia!’”.

 

(14 aprile 2023)

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