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“Mascherina rosa” e “maschilità fragile”. Polis Aperta: “Generalizzare è il gradino preliminare per chi non ha voglia di informare”

di Paolo M. Minciotti

“Ieri su La Repubblica e a valanga sui vari social è stato riportato che “i poliziotti si sono rifiutati di indossare mascherine in dotazione di colore rosa”, arrivando attraverso sindacato a scrivere al capo della Polizia Giannini per la questione. Da qui, l’opinione pubblica della rete ha sancito che i poliziotti sono affetti da maschilità fragile se non vogliono presentarsi in servizio con una mascherina rosa, in tempi che, tra l’altro, ad avercele delle mascherine ffp2 in dotazione. In realtà, questa notizia, pecca di diverse fallacie: alcuni poliziotti non sono i poliziotti, un sindacato non è i sindacati. Generalizzare è il gradino preliminare per chi non ha voglia di informare. Inoltre, se la polizia viene incolpata di non essere abbastanza aperta, avanti, decostruita, meglio non stanno facendo quell* che riportano la notizia parlando di poliziotti unicamente al maschile e di virilità in pericolo: è dal 1981 che le donne hanno avuto accesso ai ruoli di polizia senza distinzioni dei colleghi maschi. Una narrazione dal maschile totalizzante è tanto grave quanto un presunto rifiuto al colore rosa perché va ad alimentare una visione anacronistica delle persone in divisa, contribuendo ad ideologizzazioni e stereotipizzazioni di cui non ha bisogno nessun* né all’interno né all’esterno dei corpi.  Senza creare confutazioni alla tesi di polizia machista, rimanendo in questo frame di interpretazione, c’è da dire che la maschilità egemone, la visione patriarcale ed eteronormata non sono un problema esclusivo delle forze di polizia e delle forze armate, quanto più un problema della società in generale rispetto ai ruoli di genere connotati da un binarismo imperante. Premettendo che l’associazione Polis Aperta si dissocia dall’istanza sindacale perpetrata da alcuni poliziott*, riteniamo opportuno sottolineare che è scontato vi siano appartenenti alle suddette forze che non trovano idoneo indossare una mascherina rosa – senza voler approfondire la reazione avuta non al colore rosa ma ad un colore non idoneo alla divisa, se avrebbero fatto lo stesso con l’arancione non possiamo dirlo – come per certo è evidente che tantissimi lavoratori di polizia hanno e stanno decostruendo la visione binaria eterosessuale: ne siamo un esempio. Ci sono poliziott* in divisa che non sono uomini, altr* che non sono eterosessuali e talun* non sono neppure cis. Eppure, la notizia di alcuni collegh* che richiedono l’intervento sindacale perché non trovano idoneo il colore rosa per prestare servizio, ancora oggi, riesce a prendere più spazio di collegh* che vorrebbero indossare i pantaloni ma non possono: forse è questo da capovolgere per far sì che il cambiamento riesca a trapelare attraverso i muri resistenti del pregiudizio”.

Così un comunicato stampa di Polis Aperta pubblicato integralmente e al quale, francamente, non ci sarebbero proprio nulla da aggiungere.

 

(15 gennaio 2022)

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