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Eva Robin’s: “Vivere nel mezzo è la dimensione ottimale”, l’intervista esclusiva per Maschile & Sciarra

di Giuseppe Sciarra

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Eva Robin’s durante la tappa romana dello spettacolo Evǝ per la regia di Andrea Adriatico e prodotto da Teatri di Vita, andato in scena dal 7 al 10 dicembre all’Off Off Theatre di Roma. In un freddo ristorante romano tra caffè, spremute, carbonare e tante risate l’incantevole Eva ci ha parlato del suo spettacolo e del suo mondo – tra fede, spiritualità e libertà di essere sempre se stessi.

Citando una frase di Evǝ lo spettacolo di Andrea Adriatico di cui sei tra le protagoniste nel quale viene detto che ci sono gli uomini, le donne e poi chi è nel mezzo: com’è vivere nel mezzo?
Per me vivere nel mezzo è la dimensione ottimale. Anche perché sono sempre stata trattata per una che sta nel mezzo quindi ho sempre vissuto in questa situazione, essendomici ritrovata. Non conosco altra dimensione.

Cosa pensi di chi invece vede in modo un po’ guardingo chi vive nel mezzo?
Non me ne occupo. Vado oltre. Sono fortunata perché ho costruito attorno a me un gruppo di persone che potrebbero essere la mia famiglia adottiva a cui non bisogna spiegare certe cose. A meno che uno non mi sputi nella faccia la sua disapprovazione, cerco di essere il più diplomatica possibile, anche se a volte è difficile esserlo, soprattutto quando trovi gente che ti dice qualcosa di particolarmente violento che va contro la tua stessa esistenza.

In passato hai avuto a che fare con persone che ti hanno attaccato in maniera violenta? E come hai reagito?
Devo dire che mi è andata molto bene. Non è successo. Sono molto contenta di come mi sono presentata al mondo. Mi è capitato invece qualche volta più che di ricevere aggressioni di vedermi annullare un’intervista in un programma televisivo di punta, magari perché c’erano le feste di natale di mezzo ed io dovevo presentare un film come “Belle al bar” di Alessandro Benvenuti che parla di transessualità. Ma ci sono abituata. Non mi arrabbio più di tanto.

Qual è stato il primo approccio quando hai letto il testo di Evǝ?
Di rifiuto, perché sono stata allevata da suore e preti e avevo paura di dire certe cose che ho letto nel testo. Poi dopo averlo rodato per parecchio tempo e averlo portato in giro a New York, Berlino e per l’Italia, adesso ho fatto mie tutta una serie di cose e mi è passata. Comunque è sempre un testo teatrale. La mia fede, il mio modo di essere religiosa non possono essere intaccati da un personaggio.

Mi parli del tuo rapporto con la fede?
Sono stata allevata dai paramenti sacri. A un certo punto pensavo anche di avere la vocazione. Ero molto piccolino e credevo di vedere qualcuno, un’entità, subivo la suggestione di tutti i racconti religiosi che ascoltavo sugli episodi biblici e evangelici. Poi ho capito che più che la vocazione volevo solo una sottana e una tonaca o comunque un abito lungo da indossare.

Qual è il tuo rapporto con la trascendenza e col divino, visto che sei credente?
Io sono un po’ esoterica. In passato, i miei amanti spesso non sapendo l’uno dell’altro mi chiamavano strega. Adesso non lo farebbero perché forse potrei risentirmi. Comunque credo nel divino, negli astri, nei simboli in tutto ciò che a qualcosa che non fa parte del metropolitano. Sono più astrale che contemporanea, non sono per nulla legata al misero quotidiano. Ho sempre bisogno di sognare e di elevarmi in un’altra dimensione. Ho trasformato la mia casa come se fosse la dimora di Harry Potter. A metà tra il sogno e l’incubo, per dire!

Mi incuriosisce molto che i tuoi ex amanti ti dessero della strega, avevi o hai delle capacità particolari?
No, niente di tutto questo. Mi sarebbe piaciuto molto avere il dono della guaritrice perché è bello alleviare le pene di qualcuno che non sta bene. Mi capita alle volte di pregare quando vedo qualche persona offesa in qualche arto ed è malata. Prego perché la preghiera in fondo è un mantra, fa bene quasi più a noi che agli altri.

Durante l’intervista e chiacchierando tra noi hai accennato ai tuoi amanti, quando hai capito che ti piaceva il ruolo di amante in un rapporto?
Quando ho compreso che era una condizione quasi obbligata. Nel senso che io non sono fatta per essere quella fissa perché sono discontinua, sono molto altalenante. Avere un uomo fisso lì in casa che mi guarda e aspetta che gli cucini qualcosa non è la mia storia. Fin da subito sono sempre stata l’altra. Non ci tengo ad avere l’esclusiva. Sono un sagittario, un segno estremamente libero. Non sono neanche particolarmente gelosa, a meno che qualcuno non faccia di tutto per provocarmi quello stato d’animo.

Immagino tu abbia letto l’antico testamento, avendo studiato dai preti. Che pensi di questo testo sacro così dissacrato nel testo da voi portato in scena?
Sin da bambino ero obbligato a leggerlo. Era pieno di storie incredibili quasi tutte non a lieto fine. Per cui la mia immaginazione pulp è venuta su tra Dario Argento e antico e nuovo testamento. Sicuramente è un libro di cui subisco il fascino.

Ed invece cosa pensi del testo di Evǝ?
La strumentalizzazione religiosa che c’è nel testo adattato da Stefano Casi mi affascina. Trovo che tutte le mie parti abbiano una profondità, un significato, una provocazione non fine a se stesse. Il testo originale della Clifford era un monologo che racconta di un cristo trans venuto in terra, inizialmente mi era stato proposto questo ruolo ma non me la sentivo di accettarlo anche per la grande mole di lavoro che prevedeva la parte. Poi Andrea Adriatico mi ha invitato ai provini per lo spettacolo ed ho cambiato idea. Mi sono innamorato di uno dei personaggi e mi piaceva l’idea di recitare in gruppo.

In Eve si parla anche della prima donna di Adamo, Lilith. Eva Robin’s ti senti più Lilith o più Eva?
Eva Robin’s è un frutto della mentalità perversa di Roberto. Per cui è una creatura che serve per difendere Roberto. Lo scudo con cui il fragile e indifeso Robertino si è sempre protetto presentando questa immagine di donna accattivante e superba.

Ultima e banalissima domanda: che cos’è per una persona come Eva Robin’s la libertà in un mondo come quello di oggi apparentemente più libero?
La libertà per me è decidere il costume da indossare nel quotidiano. Abbigliarmi con abiti maschili o femminili oppure da folletto delle favole. Travestirmi è sempre stato un must per me. E poi la libertà di dire ciò che si pensa ma sempre con cautela nel farlo, per non ferire o offendere. Anche se oggi in tempi di politically correct bisogna misurare le parole e c’è meno libertà nella comunicazione.

E mi è toccato chiudere qui questo bell’incontro.

 

 

(13 dicembre 2023)

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