di Silvia Morganti
20 giugno 2023. La procura di Padova impugna (retroattivamente) le trascrizioni sui registri del Comune degli atti di nascita dei figli e delle figlie di 33 coppie di mamme. Bambini e bambine concepite all’estero con fecondazione eterologa e poi riconosciuti/e in Italia come figli/e di entrambe le madri. La prima impugnazione per illegittimità è quella di una bambina con due mamme registrata nell’agosto 2017. A ruota, ha spiegato il capo dell’ufficio giudiziario, arriveranno le notifiche di tutte le altre impugnazioni.
“Sono casi uguali, non c’è motivo di differenziare. Le notifiche dell’impugnazione arriveranno a tutte le trentatré coppie per le quali abbiamo chiesto al Comune, ad aprile, gli atti anagrafici. Io sono tenuta a far rispettare la legge e con l’attuale normativa non posso fare altro. La giovane età della bambina esclude che la modifica del cognome come richiesto possa avere ripercussioni sulla sua vita sociale” ha spiegato la Procuratrice facente funzioni, Valeria Sanzari.
Ma il sindaco di Padova, Sergio Giordani replica “Sono sereno e convinto delle scelte fatte. Dal 2017 trascrivo gli atti di nascita delle bambine e dei bambini figli di due mamme. È un atto di responsabilità verso questi piccoli perché non accetto il pensiero che ci siano bambini discriminati, fin da subito e appena nascono, nei loro fondamentali diritti. Lo abbiamo sempre tempestivamente comunicato alla Procura di Padova dopo ogni atto senza avere mai controdeduzioni. Ci sono momenti nei quali un sindaco è da solo con la sua coscienza e la Costituzione e deve decidere nell’interesse primario di chi ha davanti. Per me e ritengo per la Costituzione l’interesse di questi piccoli era quello da mettere al centro”.
Iryna Shaparava, referente delle Famiglie Arcobaleno in Veneto dichiara, “Stiamo subendo un attacco politico, la Procura di Padova ha sempre avuto in mano gli atti di nascita: come mai tutto quanto accade ora, guarda caso con l’arrivo della nuova sostituta procuratrice Valeria Sanzari? Va contro le famiglie mono affettive, con un ragionamento basato sulla omofobia che va contro qualsiasi postulato della dichiarazione Onu dei diritti dei bambini”.
La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia rappresenta lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell’infanzia. Approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York, è entrata in vigore il 2 settembre 1990. L’Italia ha ratificato il documento il 27 maggio 1991 con la legge n.176 e a tutt’oggi 193 Stati ne fanno parte.
Secondo la definizione della Convenzione sono “bambini” (il termine inglese “children”, in realtà, andrebbe tradotto in “bambini e adolescenti”) gli individui di età inferiore ai 18 anni il cui interesse deve essere tenuto in primaria considerazione in ogni circostanza.
La Convenzione comprende 54 articoli che poggiano su quattro principi fondamentali: il diritto alla parità di trattamento, il diritto alla salvaguardia del benessere, il diritto alla vita e allo sviluppo e il diritto all’ascolto e alla partecipazione. Prendiamo ora in analisi gli articoli 2, 3 e 8.
Secondo l’art. 2 “Gli Stati devono rispettare i diritti dei bambini e degli adolescenti affermati nella Convenzione, senza distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione e senza alcuna considerazione per la loro opinione politica o per quella dei genitori e a prescindere dall’origine nazionale, etnica o sociale, dalla situazione finanziaria, dalla presenza di disabilità, dalla nascita o da qualunque altra condizione”.
Eppure in Italia la discriminazione avviene eccome quando si tratta dei diritti dei bambini e delle bambine appartenenti alle Famiglie Arcobaleno. Il governo vuole limitare i membri della comunità LGBTQIA+ di opportunità e benefici. Incoraggiando una inevitabile e auspicata esclusione sociale della comunità tutta.
L’art. 3 recita “In tutte le decisioni che riguardano i bambini e gli adolescenti, le istituzioni devono sempre tenere conto di quale sia la cosa migliore per loro, cioè del loro superiore interesse.”
Le nostre istituzioni invece altro non stanno facendo che perseguire una insensata battaglia ideologica, divulgando una narrativa demonizzante e criminalizzante della comunità LGBTQIA+. E in questo preciso momento il loro condizionamento ideologico è incentrato sulle Famiglie Arcobaleno. Vittime sacrificali dell’energica attività di proselitismo del governo.
L’art. 8 enuncia “Gli Stati parti si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e le sue relazioni familiari così come riconosciute dalla legge, senza ingerenze illegali.”
Come abbiamo detto il primo atto ad essere stato impugnato è quello di una bambina. Che a breve compirà sei anni. Le sue mamme si sono viste notificare un atto giudiziario con il quale il Procuratore chiede al Tribunale la rettifica dell’atto di nascita. Quindi, la cancellazione del nome della madre non biologica, indicata come “secondo genitore” e di conseguenza la rettifica del doppio cognome attribuito alla piccola. Che ha un fratellino, che davanti allo Stato non lo sarà più.
La deputata del Pd Rachele Scarpa afferma “Questa scelta è la conseguenza del vuoto legislativo che il governo continua a mantenere e a sostenere attivamente e si pone in totale spregio dell’interesse superiore del minore, che si vedrebbe cancellare con un colpo di spugna burocratico uno dei genitori con le relative responsabilità legali nei suoi confronti. È semplicemente atroce pensare che dei bambini di 7 anni possano ritrovarsi dalla sera alla mattina privati legalmente di una delle loro mamme ma le politiche del governo rischiano proprio questo, ossia di creare degli orfani di stato”.
Anche il già citato Sergio Giordani ricorda che “C’è un vuoto legislativo gravissimo rispetto al quale il Parlamento dovrebbe legiferare; ma fino ad ora non lo ha fatto, lo hanno chiesto a gran voce molti colleghi sindaci anche di parti politiche diverse. Quello che dico alle forze politiche è di mettere da parte la battaglia ideologica e pensare solo ai bambini”.
Il vuoto normativo non è affatto vuoto. È colmo di disumanità e disuguaglianza nei confronti delle Famiglie Arcobaleno. Dei bambini e delle bambine, dei papà e delle mamme, dei nonni e delle nonne. Dell’amore all’interno di tutte quelle famiglie che il governo continua a calpestare con l’intento di annullarle, cancellarle, eliminarle. Perché illegittime, inadeguate, sbagliate e contronatura.
20 giugno 2023. Omofobia di stato.
(22 giugno 2023)
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