di Silvia Morganti
Finale Eurovision 2023: vince la super favorita Loreen rappresentante della Svezia con la sua “Tattoo”. Seconda la finlandese Kaarija e terza l’israeliana Noa Kirel.
L’Eurovision Song Contest ha una lunga e orgogliosa storia di supporto agli artisti queer e di difesa dei diritti LGBTQI+. Nel corso degli anni è diventato un momento clou nel calendario queer grazie agli organizzatori che hanno sempre sostenuto e difeso libertà di espressione e promosso messaggi di inclusività.
Già nel 1961 la canzone vincitrice del concorso “Nous les amoreux” di Jean Pascal (Lussemburgo) conteneva riferimenti ad una relazione omosessuale e alle difficoltà incontrate dalla coppia, considerate controverse durante i primi anni ’60, quando in molti paesi europei i rapporti omosessuali erano ancora criminalizzati.
Paul Oscar, che ha rappresentato l’Islanda nel 1997 è stato il primo artista apertamente gay a partecipare al contest. Nello stesso anno, Katrina Leskanich, apertamente lesbica, ha vinto rappresentando il Regno Unito con il gruppo Katrina and the Waves. L’anno successivo, l’israeliana Dana International, prima interprete trans del concorso, è stata anche la prima artista trans a vincere la competizione canora. Da allora diversi membri aperti della comunità LGBTQI+ hanno gareggiato e vinto il concorso. Tra gli altri ricordiamo Conchita Wurst, Thomas Neuwirth, Duncan Laurence, Marija Serofovic, Victoria de Angelis, Ethan Torchio.
Anche quest’anno le rappresentanze queer non sono mancate.
Due delle concorrenti che competono sono donne apertamente bisessuali: Loreen (Svezia) e la italo-norvegese Alessandra Mele (Norvegia) che, parlando della sua “Queen of Kings”, dichiara:
“Questa canzone mostra il potere delle donne, ma anche il potere di tutte le persone, su quanto sia importante sentirsi sè stessi. Sono bisessuale e quando vivevo in Italia dovevo nascondere chi ero perché alcuni dei miei amici e parenti non lo avrebbero approvato. Quindi penso che sia importante accettare chi siamo, senza preoccuparci dell’opinione degli altri, così come accettare che ci sono anche brutti momenti nella vita da cui diventiamo più forti!”
Il belga Gustaph, apertamente gay, ha gareggiato con la sua “Because of You”.
“Because of you riguarda davvero la famiglia prescelta, cosa che accade spesso nel mondo queer. Penso sia universale. Chiunque ti aiuti a essere dove ti trovi e ti aiuti a dire questo è chi sono e amo chi sono grazie a te”.
Super ospite della serata del 9 maggio Rita Ora dichiaratamente bisessuale.
L’anchorman Graham Norton, che ha affiancato nella conduzione della finale Alesha Dixon, Hannah Waddingham e Julija Sanina, è dichiaratamente gay.
Da segnalare lo show portato sul palco da tre artiste drag queen durante la serata di giovedì. Uno spettacolo colorato e potente, un inno alla libertà di espressione e di essere sé stessi.
Come sappiamo, la 67ª edizione dell’Eurovision Song Contest si è svolta presso la Liverpool Arena di Liverpool nel Regno Unito, dopo che l’Ucraina, vincitrice della scorsa edizione con la Kalush Orchestra, è stata dichiarata non in grado di ospitare il concorso a causa dell’invasione russa.
Liverpool ha una ricca e vibrante storia LGBTQI+, quindi non ha sorpreso il caldo benvenuto offerto ai fan della community, organizzando eventi speciali in tutta la città e garantendo spazi sicuri.
Jack Lamport, per la BBC, in una intervista alle truppe ucraine, affronta anche gli argomenti dei diritti LGBTQI+ ed Eurovision. Uno dei soldati, Oleksandr, sfoggia un distintivo arcobaleno e uno con una testa di unicorno. Emblema del servizio militare LGBTQI+ in Ucraina. “Perché molte persone dicevano che non c’erano gay nell’esercito”, sorride Oleksandr.
Lui, come altri soldati, si aspettavano di incontrare aggressioni omofobiche, verbali e persino fisiche, da parte dei commilitoni, ma, nel complesso, sono stati piacevolmente sorpresi. “È più tollerante di quanto ci aspettassimo e penso che sia in parte dovuto ad altri militari LGBTQI+ che si sono dichiarati”, dice Oleksandr, in un cenno al soldato Viktor Pylypenko, che era considerato un pioniere quando ha fatto coming out nel 2018.
“La vittoria dell’Ucraina lo scorso anno ha dimostrato che l’Ucraina è invincibile”, dice Vladyslav, “E che possiamo superare qualsiasi difficoltà e avversità, che si tratti di una guerra o di un concorso. Credo che sia un messaggio al mondo intero che nonostante la guerra possiamo mostrare la nostra creatività. Non vediamo l’ora di vedere l’Ucraina esibirsi all’Eurovision quest’anno. Abbiamo avuto momenti molto difficili. E l’Eurovision è come una boccata d’aria fresca…perché quando vedi le persone fare quello che gli piace, divertendosi e che la vita va ancora avanti, quando vedi persone in Europa che sostengono l’Ucraina: è molto importante. Specialmente quando sei in prima linea.”
Ieri sera Marco Mengoni si è aggiudicato il premio della critica e fragorosi applausi per il suo ingresso, nella sfilata iniziale, con doppia bandiera: quella tricolore e quella Rainbow. La più inclusiva, disegnata da Daniel Quasar, con anche le strisce colorate dedicate alle comunità di colore, a quella transgender, ai malati di HIV e a chi è morto per portare avanti la battaglia dei diritti.
Perché come recita lo slogan dell’Eurovision 2023 siamo tutti e tutte “United by music”.
(14 maggio 2023)
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