di Marco Biondi
Annuncio a sorpresa in una conferenza stampa abbastanza affollata e certamente molto seguita. L’imprenditore Alfredo Romeo, oltre a dare nuova vita alla storica testata “L’Unità”, nell’affidarne la direzione a Pietro Sansonetti, nomina Matteo Renzi come suo successore alla guida de “Il Riformista”.
Se questa è la notizia, quali sono le considerazioni che sono immediatamente emerse nel mondo giornalistico? Intanto vale la pena di parlare prima di tutto del ritorno imminente in edicola de “L’Unità”.
Da tanti anni questa testata ha vissuto grandi sofferenze, economiche prima di tutto, ma generate principalmente da una carenza di “appeal”. Nessuno dei vari tentativi di tenerla in vita negli anni recenti, ha mai prodotto alcun risultato degno di nota. Alla crisi della carta stampata in generale, nel caso dell’Unità si è aggiunta una crisi d’identità. Giornale di un élite? Giornale della sinistra radicale? Giornale dei riformisti? Forse mai più nulla di tutto ciò.
In conclusione, da parte di chi scrive, faccio un enorme in bocca al lupo al navigatissimo Sansonetti e al coraggioso Romeo per questo nuovo tentativo.
Renzi fa notizia solo a nominarlo, ma, ripeto, la notizia vera è un’altra. C’è un imprenditore che cerca di dare al giornalismo due testate posizionate in ambito riformista, con due visioni per certi versi diverse, ma complementari, che cercheranno di colmare un vuoto, ancora prima però di sapere se i consumatori ne sentono effettivamente l’esigenza o meno. Poi è abbastanza allucinante che una delle prime curiosità espresse alla conferenza stampa fosse relativa al compenso che percepirà il Senatore Renzi. Renzi fa sempre notizia, a prescindere. E se la curiosità attorno al suo nome genererà un rinnovato interesse nella testata che si appresta a dirigere, per Romeo potrebbe essere una buona notizia.
In termini puramente politici e di comunicazione, va sottolineato che, effettivamente, un vuoto oggi esisteva. A parte le posizioni abbastanza ondivaghe del gruppo GEDI, apparentemente mosso più da ricerca di ritorno economico che di rappresentazione di schieramenti politici, non c’era nessuno che, dichiarandosi apertamente di parte, facesse da eco alle battaglie e alle proposte dei partiti di centro sinistra riformista in Italia. Il maggior sostegno derivava certamente dalle posizioni di Cairo editore e del Fatto Quotidiano alle tesi grilline, ma che i 5 Stelle appartengano effettivamente al campo dei riformisti, è ancora tutto da dimostrare.
Renzi, da parte sua, avrà una nuova possibilità di allargare il suo giro di comunicazione, particolarmente importante ora che il progetto del partito unico Italia Viva/Azione sta per decollare. E il giro si allargherà non tanto per le copie del giornale che Romeo riuscirà a vendere, quanto dalla partecipazione dei vari giornalisti alle innumerevoli trasmissioni di approfondimento politico proposte alla televisione. Lì, Renzi e le sue idee, avranno, a partire da maggio, finalmente ospitalità. E il finalmente è avverbio che rappresenta la fine di una carenza, non l’appartenenza a quell’ideologia. Idee fin qui poco rappresentate e, quando anche qualche loro esponente appariva come ospite, era sottoposto a un fuoco di fila incessante da parte di una platea di giornalisti avversi. Questa lacuna, ripeto da un puro punto di vista di equità e trasparenza, potrebbe essere almeno parzialmente superata.
E se molti hanno chiesto, o si stanno chiedendo, “ma Renzi non aveva detto che avrebbe fatto un passo di lato?”, la risposta è arrivata con toni questa volta concilianti. Renzi ha imparato dagli errori del passato, che i giornalisti è meglio averceli amici. Il suo passo di lato è inteso come un defilarsi dalle partecipazioni attive alle varie trasmissioni, al comparire in prima fila per promuovere il suo partito. Forse anche lui ha capito che il nuovo partito unico che, ha detto, si formerà entro fine anno, dovrebbe avere altri a rappresentarlo.
Avendo già espresso personalmente le mie perplessità sul fatto che possa essere ancora Calenda, il leader diventa un tema già toccato che ha poco a che fare con un Senatore, conferenziere, capo partito, scrittore di successo, che diventa anche direttore di testata giornalistica. E poi capisci perché gli chiedono quanto guadagnerà in più grazie a questa nuova esperienza. Fra quanto lo vedremo anche imprenditore, magari a capo di qualche start-up sull’IA o sul nucleare?
(5 aprile 2023)
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Matteo Renzi, nuovo direttore de “Il Riformista” (per un anno)