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La7. Non sembra andare tutto bene per la rete di Urbano Cairo, ma anche le altre non ridono

di Ghita Gradita

Non sembra proprio andare tutto benissimo per la rete di Urbano Cairo, La 7; considerato l’unico editore puro del panorama italiano (qualora qualcuno voglia spiegarci il significato si quel editore puro sappia che siamo a disposizione) e dopo avere toccato picchi di ascolto importanti nei due anni di pandemia, l’interesse verso La 7 sembra essersi drasticamente ridotto.

In realtà è tutta la tv generalista, l’inguardabile tv generalista, a perdere colpi. E le ragioni sono sotto gli occhi di tutti: gerontoscelte per gerontopubblico, stessa offerta da decenni, stessi formati con solo piccoli ritocchi, conduttrici e conduttori discutibili, stesse facce da sempre, novità a bizzeffe che abbiano almeno settantacinque anni altrimenti non vanno bene. La perdita di audience non ce la siamo inventata noi: è certificata dall’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) presieduta da Giacomo Lasorella che nei primi nove mesi del 2022 ha registrato un calo del 3% degli ascolti televisivi nel giorno medio corrispondenti a 580mila spettatori in meno.

Ne risentono tutte le reti e addirittura il prime time ha perso 2milioni e 150mila ascoltatori rispetto all’anno precedente: Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La7, TV8 e Nove perdono 530 mila spettatori su base annua e mentre perdono più i canali Rai di quelli Mediaset e gli ascolti di TV8 e Nove si riducono, è proprio La 7 di Urbano Cairo quella che può sorridere di più. La rete infatti cresce, lentissimamente, da poco più di un milione di ascolti nel giorno medio a 1,140 che è un bell’8,3% in più. La 7 piange però sui TG: quello delle 20.00 passa da 1,11 a 1,0 milioni di ascoltatori ( calo dell’8,2%) e quello delle 13.30 perde circa 40mila ascoltatori.

Nel giorno medio, scrive Affari Italiani, le cose non vanno meglio. Funziona  benissimo Atlantide di Andrea Purgatori, ma il calo di ascolti è importante. Piuttosto importante. A Cairo toccherà correre ai ripari? Certo è che non basta l’informazione, spesso troppo di parte con conduzioni assai discutibili, per quanto puntuale, soprattutto sulla politica, alla quale spesso manca la necessaria obbiettività, non basta più.

 

(11 gennaio 2023)

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