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Le differenze visibili tra un candidato gradito a tutti e il “candidato del Capo”

di Giovanna Di Rosa

E così succede che si scelga il candidato per la presidenza di una commissione, metti caso sia la commissione Esteri del Senato, e siccome quella commissione “è tua” per patto politico non ti preoccupi troppo di scegliere in candidato più gradito alla maggioranza dei partiti coinvolti, così da garantirti una maggioranza solida, ma scivoli sulla buccia di banana della vanità e del marcare il territorio.

Succede dunque che invece di preoccuparti di tenere insieme il tuo partito, la tua maggioranza e anche il Governo, facendo cadere la tua scelta su una candidata vicina al tuo ministro degli Esteri, ben vista anche da altri partiti, scegli il tuo cavallo. Zoppo. Perché sei il capo e tocca darti ragione. I capi, lo sanno bene quelli presi a pugni dagli avversari, sono scomodi. Soprattutto facendo politica in Italia dove dietro ogni sorriso si nascondono trecento coltelli. Così vai al voto e perdi non solo la Commissione che consegni alla destra che il tuo partito, già Movimento, più detesta.

Così poi, dopo l’abbattimento del bufalo, ti tocca incazzarti e gridare al lupo al lupo, quando il lupo non c’è e ad aprire le stalle è stato errore umano, un errore madornale, grosso come una casa, che chiunque pratichi anche pochissimo la politica vedeva arrivare da lontano con una chiarezza lancinante.

Ecco raccontata, con arguta metafora, la triste storia del candidato del M5S alla Commissione Esteri del Senato trombato da maldestro agire del presidente del M5S.

 

(20 maggio 2022)

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